Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre è la giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne

Avatar utente

Personale scolastico

0

25 Novembre: Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

 

 

 

Femminicidio in Italia

Le motivazioni e le dinamiche di potere che hanno guidato la caccia alle streghe sono ancora presenti nelle società odierne, scrive Lidia Lally.

La storia del femminicidio in Italia risale almeno al XIV secolo, quando la caccia alle streghe era un modo per giustiziare le donne che si esprimevano apertamente e si facevano valere. Il femminicidio in Italia non è un’anomalia moderna, ma l’ultimo capitolo di una storia secolare di controllo e punizione delle donne che sfidano le aspettative patriarcali. Le riforme legali da sole non possono porre fine a questa violenza perché le sue radici sono culturali, storiche e profondamente legate al genere.

La storia della caccia alle streghe

In tutta Europa, tra il 1400 e il 1700, circa 50.000 persone furono torturate e uccise con l’accusa di stregoneria”. Circa l’80% di queste erano donne. La caccia alle streghe raggiunse il suo apice tra il 1560 e il 1630, durante la Controriforma e le Guerre di Religione europee. La Chiesa cattolica e l’Inquisizione italiana sfruttarono la paura delle streghe per rafforzare le tradizionali gerarchie sociali e religiose. In genere, i bersagli erano donne, guaritori o membri emarginati della società. La caccia alle streghe era un modo per perseguitare le donne, per usarle come capro espiatorio per i fallimenti della società e per rafforzare i ruoli di genere tradizionali. Maria Bertoletti, detta Toldina, fu l’ultima donna italiana a essere bruciata sul rogo per stregoneria nel 1716 e, secoli dopo, nel 2015, il suo caso fu riaperto. Il Comune di Brentonico scoprì che il suo omicidio era avvenuto a seguito di una disputa ereditaria familiare. La paura dell’emancipazione femminile è stata la vera causa di queste pratiche di tortura che hanno instillato paura per generazioni e generazioni e che ancora oggi influenzano la condizione femminile nella società. Oggi, le donne non vengono bruciate sul rogo nelle piazze pubbliche, ma continuano a essere uccise a causa delle strutture di potere patriarcali.

Femminicidio moderno in Italia

In Italia, la definizione di femminicidio è l’uccisione di una donna o di una ragazza a causa del suo genere. Nel 2025, il governo ha approvato una legge che ha reso il femminicidio un reato a sé stante. La legge definisce il femminicidio come “un atto di discriminazione o di odio nei confronti della vittima in quanto donna, o una conseguenza del suo rifiuto di iniziare o rimanere in una relazione, o di accettare sottomissione o restrizioni delle sue libertà individuali a causa della sua condizione di donna”, punibile con l’ergastolo.

L’11 novembre 2023, una settimana prima della laurea, Giulia Cecchettin fu accoltellata più di settanta volte dal suo ex fidanzato, Filippo Turetta, e il suo corpo fu trovato in fondo a un fosso. Sua sorella, Elena Cecchettin, descrisse il suo assassino come “il figlio sano di una società patriarcale”. L’omicidio di Giulia fu il 105° femminicidio in Italia quell’anno. Scoppiarono proteste nelle strade delle città e più di 10.000 persone parteciparono al suo funerale. L’omicidio di Giulia segnò una svolta nella società italiana, che diede finalmente inizio a un dibattito serio sulle cause profonde della violenza.

La maggior parte dei femminicidi nasce da dinamiche relazionali che implicano gelosia, rifiuto e separazione. È ciò che è accaduto quando Giulia Cecchettin ha respinto la possessività del suo ex fidanzato. Possiamo distinguere questo fenomeno dai non-femminicidi, solitamente legati a disturbi mentali, abuso di sostanze o aggressività non legata al genere. Prima del 1981, la legge italiana consentiva i delitti d’onore, crimini commessi dai parenti delle donne (uomini) per “ripristinare l’onore familiare”. La legge riduceva le pene per gli uomini che uccidevano la moglie, la sorella o la figlia dopo averla scoperta in una “relazione carnale illegittima”. La legge è stata abolita nel 1981, ma nella pratica questi crimini non sono scomparsi. L’idea che il comportamento delle donne influisca sulla reputazione maschile è ancora in vigore oggi.

Intersezionalità

Ci sono voluti secoli perché l’Italia riconoscesse il femminicidio come un reato a sé stante. Ma non riconosce ancora il più ampio spettro di violenza di genere che colpisce le persone non binarie e trans. I loro omicidi sono spesso motivati ​​dalle stesse convinzioni patriarcali e misogine, ma sono resi invisibili dal quadro giuridico e culturale della società italiana. Questo silenzio rivela quanto sia ancora incompleta la presa di coscienza dell’Italia sulla violenza di genere. Ampliare la definizione di femminicidio per includere le persone non binarie e trans è fondamentale per una vera uguaglianza e giustizia. […]

Organizzazioni come “Non Una di Meno” e la Fondazione Giulia Cecchettin, fondata dalla sorella e dal padre Gino, lavorano su questo tema sostenendo che la prevenzione inizi dalla consapevolezza. Uomini e ragazzi devono impegnarsi nel disimparare le norme patriarcali e non essere osservatori passivi o dare per scontato che le donne risolveranno il problema da sole. Questo è un problema che coinvolge tutti perché il patriarcato danneggia tutti. L’Italia rimarrà perseguitata dallo spettro del suo passato, dalle stesse paure e dagli stessi sistemi di controllo che un tempo alimentavano la caccia alle streghe, finché non li affronterà direttamente.

Lidia Lally

American University in Washington, DC

https://blogs.lse.ac.uk/wps/2025/10/31/what-witch-hunts-teach-us-about-modern-femicide-in-italy/

Traduzione a cura di Monica Fornelli