CPIA come INCLUSIONE

Diversità e inclusione

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Personale scolastico

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CPIA come INCLUSIONE

 

 


D come diversità, D come disabilità, CPIA come inclusione.
La mia esperienza di docente del “CPIA 1 BARI Alessandro Leogrande” durante quest’anno scolastico si è arricchita di un’altra grande opportunità, quella di sperimentare che cosa significa davvero accoglienza ed inclusione in un gruppo classe. Michele è un ragazzo affetto da Tetraparesi spastica, ritardo mentale, epilessia e gravissimo deficit del linguaggio. Quando sua madre si presentò da noi lo scorso anno con la richiesta di iscrivere Michele a scuola, io e la mia collega ci guardammo smarrite e pensammo subito: come faremo ad affrontare questa situazione? La mamma di Michele ci disse che lo aveva ritirato da scuola anni fa perché praticamente era parcheggiato li la mattina, ma non gli facevano fare nulla e non riuscivano a tenerlo in classe.
Michele è legato sulla sedia a rotelle e fa fatica a star fermo, emette dei suoni ma è complicato comprenderli. Lo guardo e gli chiedo se vuol venire a scuola e lui dice: “Ti”. Parte la macchina burocratica per la richiesta di un insegnante di sostegno e a Settembre 2024 arriva nella nostra sede il giovane professore Stefano Scoccimarro. Incomincia l’anno scolastico e al solito la nostra classe del serale diventa un crocevia di persone che giungono da mezzo mondo: Venezuela, Marocco, Colombia, Georgia, Albania, Romania, Tunisia e Italia. Uomini e donne che ad un certo punto della loro vita hanno deciso di rimettersi in gioco e studiare. A questa bellezza sono abituata perché insegno nella scuola degli adulti da parecchi anni ma quest’anno l’accoglienza non è stata declinata soltanto come incontro e convivialità delle differenti culture, quest’anno non abbiamo usato solo la lingua italiana come mezzo per comunicare e terreno per esprimere se stessi, quest’anno è accaduto un piccolo miracolo e lo dobbiamo a Michele. Michele ci ha insegnato che ognuno di noi è speciale, che a volte non è necessario parlare per
comunicare, che sentirsi accolto rende la scuola un luogo bello dove andare tutti i giorni a imparare cose nuove.
La disabilità di Michele è in un certo senso passata in secondo piano perché è diventata la nostra normalità nella giornata scolastica. Michele ha imparato i nomi di tutti i suoi compagni di classe, mostrando particolare simpatia per un paio di loro, ha fatto lezione sia in gruppo che individualmente con un docente che lo ha stimolato ogni giorno, lo ha incoraggiato e lo ha aiutato in tutto, un vero “sostegno” per riuscire a frequentare un intero anno scolastico. Uno dei momenti che non dimenticherò mai è stato l’ultimo giorno prima delle vacanze natalizie. Abbiamo spostato i banchi e cominciato a ballare e i ragazzi albanesi ci hanno insegnato una loro danza tipica che si fa abbracciandosi in cerchio. In questo cerchio danzante c’era anche Michele sulla sua sedia a rotelle, entusiasta di quella festicciola improvvisata un pomeriggio d’inverno in un’aula di scuola media.

 

 

 Prof.ssa Maria Pansini